Il design per Rexite:
semplice ma non banale, originale ma non bizzarro

4 aprile 2016

Ogni brand ha uno slogan, che si tratti di un tema portante o solo di un suggerimento. Uno slogan incarna l'essenza di un’azienda, dalla sua filosofia alla sua visione e identità.

In Rexite il nostro slogan, come il nostro marchio di fabbrica e ogni prodotto che produciamo, incarna la nostra filosofia: semplice ma non banale, originale ma non bizzarro. Abbiamo chiesto a Rino Pirovano di scavare un po' più in profondità e ricordare come questa filosofia abbia fatto la sua comparsa in Rexite e se si ricordasse il momento esatto in cui è successo.
"Certo che sì! " ci ha risposto. “Questa filosofia è stata presente, anche se non espressamente dichiarata, in tutti i progetti realizzati dall’Arch. Raul Barbieri per Rexite. Accadde tutto solo nel 1994, nel volo di andata a Lisbona dove Raul ed io eravamo stati invitati ad esporre ad un gruppo di studenti di Architettura e Design Industriale la nostra concezione del design. Stavo ordinando le diapositive dei nostri prodotti che avrei presentato nel mio intervento quando mi apparve chiara questa sintetica definizione: semplice, ma non banale, originale ma non bizzarro. D’improvviso mi venne spontanea questa descrizione dell’inequivocabile filo conduttore che legava tutti i prodotti che Raul aveva disegnato e Rexite realizzato, fin dai primissimi articoli come i reggilibri Gemini e Duplo (1978), inducendomi poi per coerenza a selezionare anche nelle proposte di altri designer solo articoli che fossero in linea con la nostra filosofia.”
Qual è il vostro prodotto più iconico? Ce n’è uno che meglio racchiude questo ideale?
“L’articolo che potrebbe essere eletto ad icona della filosofia Rexite è certamente la sedia Olivia (Barbieri 2004), ma tra i prodotti della collezione Rexite che meglio rispondono a questa filosofia sono da segnalare la famiglia Babele di accessori da scrivania (Barbieri 1980), progenitrice di una quantità di copie e imitazioni; Birillo, portaombrelli e cestino gettacarte (Giotto Stoppino 1982); Contrattempo, orologio a pendolo da parete (Barbieri 1987); Eco, cestino gettacarte (Barbieri 1993) e Cactus, appendiabiti (Barbieri 1995); Hannibal, distributore di nastro adesivo (Julian Brown 1998); Zanzibar, sgabello ad altezza regolabile (Barbieri 2002); Pop, appendiabiti e Taboo, cestino gettacarte (entrambi Barbieri 2008).” In effetti, questi prodotti sono tutti abbastanza semplici pur non essendo per nulla banali, quindi si inseriscono facilmente in qualsiasi ambiente; eppure c'è qualcosa di originale nella loro forma, nel loro design accattivante che dà loro un tocco di eleganza, senza essere appariscente o kitsch.
Com’è possibile? Come si fa a capire il confine tra semplicità e banalità, tra originalità e bizzarria?
“La semplicità è il frutto della ricerca sull’essenziale e quando si materializza genera istintivo apprezzamento e affezione. Al contrario, la banalità non lascia traccia né causa rimpianti. L’originalità è un garbato segno distintivo, capace di imprimersi nella memoria. La bizzarria è un grido che genera solo stupore fine a se stesso.”
Sentita questa spiegazione, la differenza diventa ben evidente e il messaggio risulta più comprensibile che mai. Tuttavia, non deve essere facile aderire a questi concetti per anni. Avete mai pensato di discostarvi da questa filosofia?
“No, mai. Semmai, abbiamo pensato che dobbiamo rafforzarla ulteriormente!”